《SOLO IO E TE.》GIORNATA FRENETICA(Parte 13)

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Mi suona la sveglia che avevo impostato la sera prima, la spengo in fretta per non svegliare Sebastiano.

"Cazzo devo andare all'università"

Con tutte le forze che ho mi alzo, portandomi il lenzuolo dietro, > batte la mano sopra il materasso in segno di pretesa, lo ignoro sorridendo per il suo buffo modo di convincermi > mi metto dei jeans chiari, un maglione nero, e le mie convers alte nere e bianche, con una borsa un po' più grande per mettere astuccio e quadernetti.

> rimetto il lenzuolo che gli avevo tolto prima di sopra, gli regalo un delicato bacio sulla fronte, mi brocca il braccio e mi tira a sé, col rischio di cadere, mi bacia sulla bocca e un po' di rossetto gli rimane nelle labbra, >.

Sebastiano e Leonardo entrano a seconda ora, Nadia mi aspetta davanti l'entrata di casa, pronta prima di me, che strano.

Prendiamo il bus per arrivare alla nostra destinazione, dato che non è un autobus privato ci lascia un po' più lontane dall'università, perciò dobbiamo camminare un po'.

> dice Nadia un po' preoccupata.

> affermo un po' insicura di me stessa, ma alla fine la riconosco, grazie all'edificio con nome in lettere cubitali incise sopra.

> io e Nadia ci dirigiamo verso l'entrata, ma le nostre strade si dividono subito, avendo aule e corsi diversi.

> mi dice, io la saluto con un cenno con la mano.

Mi dirigo in aula 4, ancora vuota, prendo un posto nella seconda fila in modo da non essere la prima, ma comunque dandomi la possibilità di restare concentrata, poco dopo entra una professoressa:

> Una donna suoi 35 anni che mi rivolge un grande sorriso, vestita con una camicia bianca, una gonna nera, lunga fin sopra il ginocchio, dei tacchi neri, calze trasparenti, ricoperta di collane e bracciali dorati, > le regalo uno dei miei migliori sorrisi, lei li apprezza, sistema le sue sulla scrivania, e controlla il telefono.

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> prendo il mio quaderno personale, e una penna in mano, > dopo di che, lo trascrivo sul mio quaderno, > riprende lei > mi guarda di mezzo lato, forse mi prende per una stolker che sta scrivendo il nome della sua prossima vittima.

> indica il quaderno, > annuisce per ritornare al suo telefono.

> riprendo la conversazione, anche se parecchio bizzarra > fa attenzione a qualsiasi mio movimento, io annuisco e lo trascrivo al solito, > la guardo > lei mi guarda storta.

Suona finalmente la campanella di inizio lezione che ci distrae dalla nostra conversazione, e per togliere l'imbarazzo incredula vedo gli altri studenti entrare nell'aula, interrompendo ciò che entrambe volevamo finisse, cosa c'è di meglio!

Finita le 3 ore che avevamo laboratorio ci ritroviamo tutti a mensa, raggiungo per ultima tutti gli altri, Leonardo, Nadia, ma soprattutto il mio bellissimo ragazzo, Sebastiano, mi siedo accanto a lui con un vassoio di insalata.

> sono la prima a parlare, gli altri occupati a mangiare, Nadia alza lo sguardo > Sebastiano manda giù un boccone e mi scruta > mi da un bacio > prendo un sospiro:

> prendo un po' della mia insalata.

> è Nadia a parlare stavolta > il tavolo diventa subito una sala di risate dei miei compagni, > alzo gli occhi al celo e incrocio le braccia>>

Nadia mi lancia uno sguardo scettica seguita dai ragazzi, > Sebastiano scuote la testa lentamente, si è arreso.

Finita la giornata torniamo tutti a casa.

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